Opstart lancia le prime tre campagna che prevedono l’intestazione fiduciaria delle quote nel crowdfunding: la via per un mercato secondario?

Opstart ha lanciato negli ultimi giorni tre campagne di crowdfunding caratterizzate da un’interessante novità: la possibilità di intestazione fiduciaria delle quote.

Va notato che non siamo di fronte a un’”invenzione” del portale, bensì dell’applicazione del articolo 100-ter del TUF (Testo Unico Finanza).

Secondo questa norma, un soggetto che acquista delle quote di startup o di pmi innovative tramite una piattaforma di equity crowdfunding ha due diverse possibilità:

  • può scegliere di farsi intestare direttamente le quote acquistate;
  • può scegliere di intestare le quote fiduciariamente a un intermediario autorizzato.

 

Intestazione fiduciaria delle quote nel crowdfunding: quali sono le conseguenze?

Per capire quali benefici possano derivare all’investitore dalla scelta dell’intestazione fiduciaria delle quote, bisogna prima di tutto porre alcuni punti fermi.

L’intermediario abilitato non è né un veicolo di investimento né una società fiduciaria, anche se il rapporto che si viene a creare fra le due parti è abbastanza simile.

Con l’intestazione fiduciaria delle quote però le quote acquistate rimangono sempre nella piena disponibilità dell’acquirente, che è anche l’unico titolare dei diritti patrimoniali e amministrativi.

Si tratta anche dell’unico soggetto che può usufruire dei benefici fiscali previsti per questa tipologia di investimento.

Ma se nel caso di intestazione diretta delle quote, la cessione delle stesse richiede una transazione cui partecipi un notaio o un commercialista, con i costi che ne derivano, questo non accade nel caso di intestazione fiduciaria.

 

Intestazione fiduciaria delle quote: un sistema di gestione più semplice ed economico

Con l’intestazione fiduciaria delle quote invece è necessario semplicemente dare istruzione all’intermediario affinché provveda a cambiare l’intestazione delle quote stesse.

Si tratta di una procedura più semplice e più economica, che permette anche di ridurre il rischio di illiquidità insito nell’acquisto di azioni di società non quotate.

E questo potrebbe spingere un sempre maggior numero di investitori verso le campagne di equity crowdfunding delle startup italiane.

Inoltre l’applicazione concreta di questa normativa potrebbe essere la spinta alla creazione di un mercato secondario per le quote delle società finanziate con equity crowdfunding, con l’apertura di nuovi scenari nel campo degli investimenti in startup e pmi innovative.